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Che dire di “Marcovaldo” di Italo Calvino?…

(Foto Mondadori)

Marcovaldo”, scritto da Italo Calvino, è stato pubblicato nel 1963 da Einaudi, quale libro per ragazzi. Una raccolta di novelle, dedicate alle stagioni dell’anno.

Marcovaldo è un magazziniere, un uomo ingenuo e buono che vive in una città, ma prova nostalgia per il mondo della natura.

Calvino in Marcovaldo unisce aspetti fiabeschi e ironia per affrontare temi sicuramente attuali, come il caos nelle città, la povertà delle fasce più basse della società, la difficoltà dei rapporti umani e interpersonali, l’urbanizzazione selvaggia. Tutte le novelle hanno come protagonista lui, Marcovaldo, un uomo con problemi economici, ingenuo e sensibile. S’ispira quasi certamente al boom economico che ha avuto Torino negli anni ’70.

Tra le varie novelle sono due quelle che più colpiscono il lettore: una è “La villeggiatura in panchina” (estate) dove si sente soffocare in casa sua. Lui e la moglie hanno sei figli e dormono tutti in una sola camera. La panchina di una piazza alberata che vede tutte le mattine, trovandosi lungo il tragitto che compie per recarsi al lavoro, lo fa sognare quanto sarà fresco e comodo dormici tutto da solo. Così una notte molto calda prende il suo cuscino e ci va. Trova la panchina occupata da una coppia che litiga e deve aspettare parecchio per occuparla. Nell’attesa ammira la luna con la sua luce naturale confrontandola alla lampadina del semaforo lì accanto. Quando finalmente conquista la panchina, le luci del semaforo lo disturbano e poi ci sono i rumori e le puzze inconsuete che gli impediscono di prendere sonno. E anche quando crolla sfinito e si addormenta, non può avere il riposo sperato, si sveglia pieno di dolori alla schiena e al fianco, con i quali deve correre al lavoro.

L’altra novella è dedicata all’inverno “La fermata sbagliata”, a Marcovaldo piace molto il cinema, un modo per fuggire dalla monotonia della città e immaginare di vivere molte avventure. Una sera uscito dal cinema, in una fredda sera, avvolta la sciarpa al collo, chiuso nel suo cappotto, si trova immerso in una nebbia fittissima. Va alla fermata del tram, e prende il “30”, sceso dal medesimo quando crede di essere arrivato si rende conto di aver sbagliato fermata. Allora comincia a camminare ma non riconosce nulla, nessuna via, negozio, insegna colorata che gli faccia tornare alla mente un ricordo, e invece non riconosce nulla: è perduto. Dopo essersi ubriacato in un’osteria, si rimette in cammino, e quando si decide a chiedere informazioni arriva in uno strano posto, con le luci nel suolo, che gli indicano la direzione fino ad uno strano autobus. Entrato, e messosi seduto comodo, scopre di non essere su un autobus ma su un aereo diretto a Bombay. Calcutta e Singapore!

Marcovaldo è un personaggio singolare, vive in un ambiente a lui ostile cui non riesce ad adattarsi, rappresenta la parte più ingenua di noi che tenta di sopravvivere al consumismo più sfrenato, che però fallisce in tutti i suoi intenti (leggasi le altre avventure) e si ritrova succube di una città egoista.

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