Questo breve romanzo, scritto nel 1951, ha avuto un immediato ed enorme successo di pubblico che, nel 1953, valse all’autore il premio Pulitzer, uno dei massimi riconoscimenti letterari americani. Soltanto un anno dopo lo scrittore vincerà anche il premio Nobel per la Letteratura: il romanzo è “Il vecchio e il mare”, di Ernest Hemingway.
Sebbene il romanzo sia breve, circa 120 pagine in tutto, è definito il testamento spirituale e letterario di Hemingway. Lui non era l’intellettuale da salotto, ma era invece un verace assaporatore delle esperienze forti della vita. Quelle esperienze che lasciano un segno nell’anima. Era un uomo ironico, colto e passionale, nello stesso tempo selvaggio come la natura che sicuramente ha amato e vissuto. Era dotato di una spiccata intelligenza osservativa, amava molto scrivere.
L’opera sua più nota è proprio “Il vecchio e il mare”, tanto che gli accademici svedesi organizzatori del premio Nobel, che vinse per la Letteratura nel 1954, fecero sapere che gli avevano attribuito il prestigioso riconoscimento soprattutto per quel racconto. In effetti, scrisse questo racconto alla fine della sua carriera, circa dieci anni prima della sua tragica morte, senza che nessun editore gliela avesse commissionata.
Il racconto è ambientato a Cojimar, un villaggio di pescatori che frequentava abitualmente dopo essersi stabilito a Cuba, dove teneva la sua barca.
L’opera ha origine da una storia vera e si capisce dallo stile usato nella scrittura. Santiago è un vecchio pescatore cubano, che da mesi esce per mare e torna a mani vuote, compromettendo la sua reputazione, a tal punto che i genitori di Manolin, a servizio da Santiago, vogliono mandarlo con altri pescatori più abili e fortunati. Manolin è molto affezionato a Santiago e continua a frequentarlo contro la volontà dei genitori.
Un giorno decide di mettere fine agli esiti negativi delle sue battute di pesca, si avventura da solo più lontano del solito, in mare aperto. I suoi sforzi sono ricompensati, abbocca un gigantesco Marlin. Inizia una lunga ed estenuante battaglia che va avanti per tre giorni, il Marlin per liberarsi tira la barca verso di sé, Santiago negli sforzi, si ferisce più volte ma alla fine riesce ad attirare verso lo scafo la preda e lo finisce con un arpione.
Sulla via del ritorno il Marlin lascia un abbondante scia di sangue, che attira gli squali. Santiago, ne uccide alcuni ma quando la barca arriva in porto, del Marlin non restano che pochi brandelli. Arrivato a terra, stremato e arrabbiato con se stesso per aver sacrificato un avversario così formidabile, Santiago va nella sua capanna e si addormenta. Il giorno seguente una folla di pescatori si riunisce intorno alla barca per ammirare la carcassa del pesce ancora legato alla barca. Tra la folla c’è anche Manolin, che è preoccupato per Santiago ma quando lo trova in casa che dorme, tira un sospiro di sollievo e sorride.
Tra le pagine più belle: “L’uomo non trionfa mai del tutto, ma anche quando la sconfitta è totale quello che importa è lo sforzo per affrontare il destino e soltanto nella misura di questo sforzo si può raggiungere la vittoria nella sconfitta”; “Non hai ucciso il pesce soltanto per vivere e venderlo come cibo, l’hai ucciso per orgoglio e perché sei un pescatore”.
Santiago fa capire che sia necessario per l’uomo non arrendersi, qualsiasi sia la lotta che sta affrontando, solo per ciò che si vuole, anche a costo di non ottenere pressoché nulla alla fine.
Romanzo breve che si legge tutto d’un fiato: un pregio innegabile del testo di Hemingway è la sua trama agile e scorrevole, che non affatica nel ricordare un gran numero di personaggi e dettagli. Buona lettura.
