Se è vero che in Europa sono stati ridotti gli inquinanti atmosferici, come risulta dal quarto rapporto “Clean Air Outlook” di Commissione europea e Agenzia europea dell’Ambiente, è ancora presto per sentirsi al traguardo rispetto agli obiettivi di inquinamento “zero” del 2030.
Ancora alti i livelli di smog, sebbene sia stato diminuito l’uso di pesticidi ed anche dei rifiuti di plastica nel mare, grazie alle politiche messe in campo dall’UE per ridurre l’inquinamento acustico, il rilascio delle microplastiche, l’eccesso di nutrienti e la produzione di rifiuti.
Come raccontano i dati delle analisi dei ricercatori preposti, negli anni tra il 2005 e il 2024 la qualità dell’aria nelle città europee è ancora oggetto di preoccupazione, così come sono ancora a rischio gli ecosistemi, sebbene le emissioni di biossido di zolfo, ossidi di azoto, composti organici volatili non metanici, ammoniaca e materiale particolato PM2 siano diminuite in modo significativo.
E tra i Paesi più inquinati c’è l’Italia, dove soltanto cinque regioni sono sotto il valore limite annuale di concentrazione di particolato fine (Pm2,5), ovvero 10 µg/mü come media annua.
“Nei prossimi decenni, quattro delle dieci minacce globali più gravi saranno i rischi ambientali. L’inquinamento, uno di questi rischi, incide sulla salute umana più di qualsiasi altra causa ambientale”, come si legge nella relazione.
La Commissione europea, tirando le somme, è certa che per avere aria più pulita serva riconoscere che la salute umana, animale e ambientale sono strettamente legate. Anche le leggi dovrebbero poi entrare un gioco per ridurre in modo definitivo l’impatto dell’inquinamento, sulle persone e sull’ambiente.