“La montagna incantata” è uno dei romanzi più interessanti dello scrittore Thomas Mann. Pubblicato nel 1924, costituisce un importante documento che rende evidenti le straordinarie capacità dello scrittore nel descrivere le dinamiche culturali della Germania in quel periodo. Per una migliore comprensione, il consiglio è leggerlo almeno un paio di volte, in tempi differenti: l’autore stesso consiglia di leggerlo più volte. Del resto, la paura di cambiare è un punto debole che accomuna tutti. E’ un romanzo che va ben oltre il genere, denso di significati che, sicuramente, ad una prima lettura, presi dalla trama, si perdono.
Una paura sottile e maligna intrappola il protagonista Hans Castorp che, andando in visita al cugino Joachim che si trova ricoverato a causa di una tubercolosi, in un sanatorio sulle Alpi Svizzere, scopre di avere anche lui la tubercolosi. In questo romanzo, e attraverso i personaggi si affrontano i temi della malattia e dell’amore, passando dal razionalismo alla gioia di vivere.
Il romanzo nasce dagli appunti che lo scrittore raccolse durante il soggiorno della moglie, malata di petto, nel sanatorio-albergo di lusso nel Davos. Un romanzo che canta la fine della Belle Epoque e il tramonto della razionalità.
Il protagonista Hans Castorp, che muove i primi passi nel lavoro nell’industria navale, va in visita al cugino e militare di carriera Joachim Ziemssen, che si trova ricoverato in un sanatorio nelle Alpi Svizzere per la tubercolosi, nell’estate del 1907. Hans è stranamente attratto dall’atmosfera del sanatorio, e quando viene a conoscenza di soffrire di una malattia ai polmoni, che lo costringe a rinviare la partenza per casa in attesa di un miglioramento, ne è felice. Durante la sua permanenza in sanatorio, durata sette anni, Hans s’invaghisce della moglie di un funzionario russo, e sempre durante la permanenza sulle Alpi Svizzere, conosce Settembrini, allievo di Giunse Carducci, e il gesuita Leo Naphta. Hans attraverso il confronto di queste persone, compie un tirocinio che resterà indelebile nell’animo. Settembrini cerca di farlo tornare alla vita normale, e di far abbandonare quella che lui considerava affascinante, la montagna incantata. Naphta invece il suo pensiero è completamente differente, è nichilista, nega che esistano dei valori e delle verità assolute, dove l’esaltazione della violenza, del terrore e della morte sono i fulcri su cui ruota.
Hans partecipa alle discussioni dei due, mentre il cugino Jaachim è spesso insofferente, e decide contro la volontà dei medici di fare ritorno alla carriera militare. Torna, ma si aggrava e muore. Hans invece guarisce ma non vuole abbandonare la montagna incantata.
Fa poi ritorno la dama russa, con un magnate olandese, che poi si uccide, lasciando aperti diversi e misteriosi interrogativi, e l’atmosfera nel sanatorio cambia e diventa invivibile. Scoppia la Prima Guerra Mondiale, e Hans è obbligato a lasciare il sanatorio, la sua montagna incantata, per arruolarsi e partecipare al conflitto mondiale.