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LEGNANO – Marco Patania ci porta in kayak sul Lago d’Orta

Nuova impresa per il nostro avventuriero Marco Patania, a bordo del kayak di settenews.it: vediamo insieme il suo ‘diario di viaggio’:

Il lago d’Orta (o Cusio) è uno specchio d’acqua prealpino situato tra le province di Novara e di Verbania-Cusio-Ossola.
È il più occidentale fra i grandi laghi prealpini, originato dal fronte meridionale del ghiacciaio del Sempione.
Nel medioevo il lago era noto come lago di San Giulio e solo a partire dal 17° secolo cominciò ad affermarsi il nome attuale di lago d’Orta, dalla principale località, Orta San Giulio.
Il nome Cusius (Cusio) deriva da una cattiva lettura della Tabula Peutingeriana dove compare un lacus Clisius la cui esatta identificazione è incerta.
Al centro del lago si trova l’isola di San Giulio, di dimensioni assai contenute, che ospita nella Basilica le spoglie del santo omonimo.

La presenza umana sul lago d’Orta è antica e risale almeno al neolitico, come testimoniano gli scavi archeologici condotti sull’isola di San Giulio, che hanno portato alla luce un frammento ceramico ascrivibile alla Cultura VBQ (la Cultura dei Vasi a bocca Quadrata è una cultura del periodo Neolitico medio, diffusa in Italia settentrionale durante il quinto millennio a.C.; Il nome deriva dalla caratteristica tipologia dei vasi, che presenta un’imboccatura quadrata anziché circolare).

Alla fine del IV secolo i due fratelli greci Giulio e Giuliano, originari dell’isola di Egina (vicino ad Atene) arrivarono sulle rive del lago e si dedicarono, con il beneplacito dell’imperatore Teodosio I, all’abbattimento dei luoghi di culto pagani e alla costruzione di cento chiese.
La leggenda narra che san Giulio avesse lasciato al fratello Giuliano il compito di edificare a Gozzano la novantanovesima chiesa, cercando da solo il luogo dove sarebbe sorta la centesima.
Individuata nella piccola isola il luogo adatto, ma non trovando nessuno disposto a traghettarlo, Giulio avrebbe steso il suo mantello sulle acque navigando su di esso (un’altra versione dice che usò il bastone come barca e il mantello come vela).
Sull’isola, Giulio sconfisse i draghi e i serpenti velenosi che popolavano quel luogo, simbolo evidente della superstizione pagana, cacciandoli per sempre e gettando le fondamenta della chiesa nello stesso punto in cui oggi si trova la basilica di San Giulio.

Nel sesto secolo la zona del lago fu occupata dai Longobardi.
Nel 962 l’isola di San Giulio fu teatro di un assedio che durò due mesi: nel 957 il castello dell’isola, in cui si era asserragliato Berengario d’Ivrea, venne assediato da Litolfo, figlio dell’imperatore Ottone I.
Alla morte di Litolfo, Berengario riprese le ostilità, costringendo lo stesso imperatore a calare in Italia.
Mentre Berengario si fortificava a San Leo nel ducato di Spoleto, sua moglie Willa, radunati tutti i suoi tesori, si rifugiò sull’isola di San Giulio, essendo questa l’unica fortezza del regno in grado di resistere a lungo.
L’assedio del 962 all’isola durò in effetti due mesi dopodiché la regina si arrese.
Ottone si impossessò del tesoro ma, ammirato dal coraggio della regina, le permise di raggiungere il marito.

Nel 1219, dopo una contesa ventennale tra il vescovo e il Comune di Novara, nacque formalmente il feudo vescovile della “Riviera di San Giulio”.
Nel 1311 lo staterello divenne contea imperiale e successivamente conosciuta anche come principato vescovile.
Nel 1767 i diritti sovrani sul territorio furono ceduti alla casa Savoia.
La definitiva cessione di potere ai Savoia avvenne però solo nel 1817 con la rinuncia ufficiale da parte dell’ultimo principe-vescovo titolare.
Il Comune di Omegna e la parte settentrionale del lago si federarono invece con il Comune di Novara fin dal 1221, seguendo le sorti del Novarese.

Oggi il lago d’Orta è popolato da pesci e uccelli acquatici, ma in passato fu teatro di un disastro ecologico.
A partire dal 1926 e per un lungo periodo di anni il Lago d’Orta fu gravemente inquinato dagli scarichi di solfati di rame e ammonio dell’industria tessile Bemberg, che produceva rayon con il processo cupro-ammoniacale.
In pochi anni il lago diventò invivibile per la maggior parte degli organismi che lo abitavano.
L’evento del 1926 non fu l’unico, poiché continuando il processo di industrializzazione delle coste, negli anni sessanta i metalli scaricati dalle attività elettrogalvaniche (quali i sali di rame, cromo, nichel e zinco) aggravarono le condizioni del lago accentuando ulteriormente l’acidificazione dell’intera massa lacustre provocata dai processi di ossidazione biochimica dell’ammonio a nitrato.
In quegli anni il lago diventò famoso come uno dei più inquinati a livello mondiale.
Con la chiusura degli scarichi venefici, dagli anni ottanta iniziò un graduale miglioramento anche a seguito alla costruzione dei collettori fognari delle zone urbane limitrofe.
Solo dopo questi interventi il lago poté ripopolarsi di pesci e di uccelli acquatici.

Oltre all’acqua tornata pulita, nella quale è possibile navigare e svolgere sport acquatici, il lago è circondato da pittoreschi paesini e centri nautici, balneari e di pesca.
E’ un posto che merita sicuramente almeno una visita.

Per tutte le informazioni si può visitare il sito del Lago d’Orta: https://www.lagodorta.piemonte.it/

Marco Patania

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