Ammonterebbe a circa 350 milioni di euro al Nord e 250 milioni nel resto d’Italia, la conta dei danni provocati dalla diffusione della cimice asiatica attraverso le colture agricole.
L’insetto infestante, che attacca soprattutto i frutteti, avendo già colpito trecento specie diverse tra prodotti orticoli e frutticoli, rappresenta una particolare preoccupazione affrontata nei giorni scorsi dall’ISPRA, l’Istituto superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, i cui rappresentanti hanno incontrato, per un confronto sul tema, la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati.
Al centro del tavolo di lavoro le soluzioni possibili per contrastare efficacemente la diffusione della cimice.
La cimice asiatica ha potuto diffondersi pressoché indisturbata, perché in Italia non ha incontrato predatori autoctoni. Ora, tre le misure da adottare, è stata approvata l’introduzione delle cosiddette “vespe samurai”, in grado di bloccare le cimici.
Coinvolte nella problematica anche le Regioni, che dovranno presentare i loro piani di rischio, rimettendosi alle future scelte dell’ISPRA.