Troppo forte e negativo l’impatto sull’ambiente da parte delle confezioni e degli imballaggi, grande porzione del rifiuto. E non va bene. Così, la Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti, iniziativa della Commissione Europea che ha preso il via domenica 18 novembre e si concluderà domenica 26, con lo scopo di sensibilizzare istituzioni, comunità e consumatori sulle strategie e sulle politiche di prevenzione e riduzione dei rifiuti, aderisce anche ALA, Aemme Linea Ambiente, che provvede agli scarti di numerosi Comuni dell’Alto Milanese.
Come si legge in una nota, “Non farti imballare” è lo slogan coniato proprio per richiamare l’attenzione dei consumatori sul tema degli imballaggi e dei loro numeri, che in effetti fanno pensare: si stima che il 40% della plastica e il 50% della carta utilizzata nell’Unione Europea siano destinati al packaging e che il 36% dei rifiuti solidi urbani sia costituito proprio da imballaggi, la cui produzione è aumentata in modo significativo negli ultimi tre anni, complice certamente l’emergenza sanitaria legata alla pandemia Covid-19.
Molti imballaggi riciclabili legati all’industria della ristorazione take-away spesso finiscono nei rifiuti indifferenziati, tra quei materiali che non essendo avviati al riciclo producono un maggiore impatto sull’ambiente.
Comprendendo l’urgenza di una svolta in tal senso, la Commissione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi, imponendo a ciascuno degli Stati membri di ridurre del 5% la quota pro capite dei rifiuti da imballaggio entro il 2030, del 10% entro il 2035 e del 15% entro il 2040, con 5 punti percentuali in più, nel caso del packaging in plastica. “Ogni cittadino è chiamato in prima persona a dare una svolta anche al proprio stile di vita, attraverso piccoli ma importanti accorgimenti che, se adottati da tutti, potranno davvero fare la differenza”, l’invito di ALA, accompagnato da una sorta di decalogo delle buone abitudini: limitare il più possibile l’acquisto delle monoporzioni; per la frutta e la verdura prediligere quella venduta sfusa e non nelle vaschette di plastica; evitare l’acquisto di acqua in bottiglie di plastica e approvvigionarsi preferibilmente alle casette dell’acqua, con le bottiglie di vetro che si possono riutilizzare; utilizzare borse di tela e non i sacchetti del supermercato; prediligere le bevande nelle bottiglie di vetro, piuttosto che quelle confezionate nell’alluminio (lattine); prediligere per la spesa i punti vendita che propongono i prodotti alla spina (detersivi, ammorbidenti, saponi, legumi, frutta secca, cereali, olio, vino); evitare l’acquisto di prodotti che hanno un packaging “sovrabbbondante” (ad esempio, il pesce surgelato suddiviso in monoporzioni cellophanate, inserite in vaschette di plastica sagomate e chiuse in scatole di cartone); quando si acquista frutta e verdura, non sempre è necessario insacchettarla nella plastica. Ovviamente se il prodotto è di piccole dimensioni o delicato (come può essere un grappolo d’uva) è opportuno l’utilizzo di un sacchetto, altrimenti è una buona idea etichettare direttamente il frutto (banane, melone, anguria, etc.) o l’ortaggio (zucca, cavolfiore, verza, etc.), dopo averli pesati.
Evitare, se possibile, l’acquisto di prodotti racchiusi in valigette o gusci bivalve di plastica dura non riciclabile. Quando si compra il cibo già cucinato da asporto, prediligere i punti vendita che utilizzano confezioni in materiale ecologico e compostabile.
Tutte azioni concrete per un pianeta più pulito.