Si è svolto nei giorni scorsi a Milano un convegno sul tema dell’inquinamento del mare, organizzato dall’Università statale Bicocca con la partecipazione di numerosi esperti, ricercatori e navigatori (tra loro anche Giovanni Soldini, nella foto al centro) che operano per la tutela dell’ambiente e del mare.
Tutti i relatori della giornata, “Oceani di plastica e di ghiacico: un viaggio attraverso racconti e proposte per salvare il mare“, hanno illustrato come negli oceani siano state disperse tonnellate di plastica, e come il mare stia soffocando se non si porrà rimedio alla presenza della plastica che impatta nei mari dalla superficie ai fondali, in proporzioni ormai senza controllo.
Qual è l’impatto della plastica in mare? Quali sono gli effetti della sua decomposizione in acqua salata? Cosa sono le isole di plastica? Alcuni degli interrogativi cui gli esperti hanno cercato di dare risposta, con argomentazioni sia tecniche, sia scientifiche.
Per tutti la certezza che sia necessario fermare “a monte” la diffusione della plastica, il suo utilizzo quotidiano da parte di tutti, tornando a materiali che non impattano così pesantemente nell’ambiente, studiando anche metodi efficaci per eliminare la plastica.
Filmati e diapositive hanno raccontato come frammenti di plastica si trovino anche a latitudini non sospette: segno che l’ormai temibile materiale è arrivato anche là dove non c’è segno di vita umana.
Negli oceani, sospese e trasportate dalle correnti, si sono formati negli anni cinque isole di plastica: rifiuti che si sono aggregati e che stanno “navigando” insieme, sospinti dalle onde: due nel Pacifico, due nell’Atlantico, una dell’Oceano Indiano.
Alcuni ricercatori stanno studiando di partire proprio dalle isole di plastica, per levarle dal mare, approfittando del fatto che la plastica si è, in un certo senso, radunata. Il moto delle onde è come se avesse provveduto a ripulire il mare dalla plastica: potrebbe toccare proprio all’uomo andare a toglierla dai marosi, riportando ossigeno e luce ai fondali.