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“Utopia per flauto solo”: allegorico, apocalittico. Vagamente profetico

Un libro pubblicato nel 1973 dall’editore Valecchi, che nel 1974 si aggiudica il Premio Selezione Campiello, l’autore è Fiora Vicenti: sto parlando del romanzo “Utopia per flauto solo”. E’ un romanzo allegorico, apocalittico, e vagamente profetico.

Voglio proprio raccontarvi questo piccolo aneddoto: ero negli anni ’80 a una festa di paese, mi avvicino al banco di beneficenza e prendo tre biglietti, non facendo molto affidamento ai premi che avrei vinto, ma pensavo solo al fine del mio gesto, anche perché ho una mia assoluta idea sulla sorte, ma la lascio per un’altra volta. Torna la ragazza che era andata a cercare i premi e contrariamente ai soliti oggetti inutili arriva e mi consegna dei libri, tra i quali questo. Ho iniziato a leggerlo almeno un paio di volte ma alla quindicesima pagina decidevo di abbandonare l’impresa riponendo questo libro nella libreria in attesa di tempi migliori. Non ero pronto per una lettura così.

Sono trascorsi forse dieci anni e a quel libro non ho più pensato, ma un giorno passando in rassegna la mia libreria, mi capita nelle mani, con ancora la cartolina alla pagina quindici dove la lettura è stata interrotta. Lì per lì, l’ho sfogliato ricordando la provenienza, e mi sono imposto di leggerlo nuovamente. Così ho fatto seguito.

La moltitudine si riunisce segretamente nei sotterranei delle città, oppressa dal potere e dal sovraffollamento per progettare la fuga (illegale) verso altre terre.

Nel libro incontriamo un certo Cartografo. I primi tempi lui non si esprime, si metteva in un angolo e ascoltava i discorsi della gente, sempre vestito uguale con un abito scuro, un cappotto e sotto il braccio, una borsa. A volte appare piccolo o grande a seconda dei giorni e dei luoghi, per strada è uno come tanti, cammina con le mani in tasca del cappotto, curvo piegato in avanti, invece quando scende quaggiù nei sotterranei lui appare più grande e più alto la sua figura diventa imponente riversando una grande ombra, sulle pareti.

Un giorno si fa avanti, posando la sua borsa sul tavolo, ed estraendo delle mappe le ha srotolate sotto la lampada, le sue dita si posavano sulla mappa in un punto ben preciso, con la sua voce afferma “Ecco dove”. In risposta alla nostra domanda, si udiva distintamente, rintronava nel sotterraneo. Alcuni che sanno qualche cosa di lui si rifiutano di parlare, corre voce che lavora in un’orchestra come suonatore di piffero. Il più scaltro prende la parla e chiede dove, voleva condurci. Avete mai sentito di Hamelin.

Tutto sembra sconsigliare la partenza, ma all’ultima riunione nei sotterranei il Cartografo Non nascondendo le molte difficoltà, che il viaggio comporta, riesce a incantare tutti i presenti con il suo flauto suonando una melodia che li fa entrare in una specie di stato proprio ipnotico come i topi di Hamelin. Finalmente si mettono in moto dando credito alle istruzioni di Cartografo. Si dividono in vari gruppi e si fissa appuntamento alla frontiera ognuno con i mezzi che vuole, ma nel frattempo le Autorità della città scoprono la fuga e mette la città sotto assedio. Nel frangente Cartografo scompare dalle scene dando appuntamento a tutti oltre la frontiera.

I gruppi si trovano dopo vari giorni vicini alla dogana. Subiscono varie peripezie per passarla, è richiesto un visto di un Doganiere che non si trova mai. Passano giorni in attesa, il visto non arriva, il doganiere non c’è e la sfiducia è ai massimi. La situazione si sblocca quando compare Cartografo, che fa arrivare una lettera ai fuggiaschi che li esorta a passare il confine. Sono loro, i fuggiaschi che sono ancora prigionieri dei pregiudizi e delle paure a rallentare la fuga. Così finalmente, molti si convincono e passano il confine.

Oltre il confine sembra tutto più sereno, il Cartografo li riunisce e li mette in guardia dalle molte difficoltà che li attendono. Il viaggio prosegue e il Cartografo ricorda a loro che più irto di difficoltà sarà il viaggio, più denso di godimento sarà la sospirata meta. Dopo giorni il battello su cui viaggiano è attaccato da uno stormo di uccelli, poi arriva il caldo torrido e insopportabile. Cominciano i litigi, maledicendo il giorno di aver seguito Cartografo, ma ormai si prosegue. Man mano che il cammino prosegue per la meta sperata, altri gruppi di persone si uniscono formando un’orda gigantesca capeggiata sempre dal Cartografo. Il cammino prosegue per giorni e la gente è sempre più dubbiosa e s’ingrossano le file degli scettici fino a quando scoppia una sommossa interna contro il Cartografo accusandolo di aver raccontato solo falsità, e che le terre segnate sulle mappe non esistono e lo lapidano.

Dopo la sua morte, gran parte della moltitudine si trasforma in topi che sono sbranati dai falchi. Altri proseguono nel cammino con un altro spirito, senza più l’ansia di arrivare, convincendosi che la vera forza delle Terre Utopiche consiste proprio nell’essere irraggiungibili. Raggiungerle può riservare amare sorprese. Meglio muoversi senza caricarsi d’illusioni e aspettative: nessuna certezza e nessuna fede, ma semmai una dubbiosa speranza.

Questo romanzo ha arricchito il mio bagaglio e, al terzo tentativo, sono arrivato alla fine.

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